dal catalogo IL MITO E IL BELCANTO

dipinti di Giovanni Truncellito

testo di CESARE NISSIRIO

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Ciò che mi cattura nell'arte di Giovanni Truncellito è il suo costante rimando ai quattro elementi fondamentali che sono alla fonte della vita. Aria, acqua, terra e fuoco, queste le dominanti della sua pittura. Tutto sembra ruotare intorno ad esse e alle valenze esoteriche, letterarie e musicali di cui egli intride le sue composizioni pittoriche fatte di segni e di simboli inequivocabili. Il movimento, come una sorta di rivoluzione cosmica, agita la scena in cui egli in un proprio eden fa interagire i personaggi. Curiosamente il protagonista nei suoi dipinti non è tanto l'uomo, emerso dal mondo classico, dal mito nella visione lirica della sua formazione musicale e pittorica, quanto il "luogo" del divenire, lo spazio dell'azione scenica, e le componenti materiche e pittoriche che li esprimono, li evocano e li raccontano. Ciò che coinvolge maggiormente lo sguardo è il moto ellittico, l'atmosfera, l'aria che alitando tutto tramuta: tutto si esalta in una sorta di vortice emotivo, di esasperazione, di accentuazione vibrante che trova nel colore acceso delle tele la sua ragion d'essere.
Il suo spazio pittorico è in subbuglio. Nulla di ciò che circonda e avvolge i suoi eroi è statico ma piuttosto, come in un flusso lavico, forme e colori trascinano l'azione in un fiume ondoso. Ed è in questo eccitante contesto che pulsano le emozioni, che si intrecciano le leggende e le storie d'ispirazione lirica alle quali il pittore-musicista affida i suoi operosi pennelli. Stranamente però, meno i suoi personaggi si muovono, più scatenano la forza evocativa di un'epoca lontana ma che pervade ancora oggi la cultura classica dell'artista originario della Magna Grecia. La plasticità e la compostezza estetica, statuaria delle forme umane sembrano porsi in contrasto con l'immaginifico, l'onirico, il surreale nella restante superficie pittorica che, per la propria esuberanza, procura una specie di trasalimento, di sussulto. I colori s'infuocano e, come in un sole in tempesta, il rosso, il giallo, l'arancio turbano il cilestrino delle acque o l'azzurro di un cielo tutto inventato. Il verde e il blu offuscano le tinte tenui di un paesaggio improbabile, sognato. E' scompiglio nell'aria come nel cuore degli eroi del melodramma che Giovanni Truncellito ci propone. Essi appaiono talvolta imperturbabili, ma solo apparentemente: Medea, Orfeo, Norma mitici eroi del mondo del belcanto così caro a Maria Callas, vivono una vita diversa dalle attese. Volti incastonati in parures di gioielli dai colori del mare; zaffiri, ametiste, turchesi nei colori esoterici esaltano la bellezza delle eroine mentre agili gambe maschili fatte di cielo, di nuvole bianche e di intrecci floreali si alternano alle nudità statuarie e all'eleganza del gesto di uomini prestanti, figli di dei alteri e distaccati. Nulla è oltraggioso eppure tutto è sconvolgente per la forza e la sensualità che essi trasmettono, che irradiano.
Giovanni Truncellito non dimentica facilmente la cultura delle sue origini mediterranee , il suo rapporto con la mitologia greca, non perdendo mai di vista il gusto scenografico tipico della sua formazione di architetto che comunque deve tanto alla antica Grecia, non tanto per la presenza di reali o reinventati elementi architettonici nel quadro, quanto per la composizione scenografica del dipinto che non viene lasciata mai al caso ma affidata al rigore di una ricerca colta.
La struttura del quadro spesso è elaborata secondo schemi architettonici immaginifici, che investono piuttosto la concezione mentale, l'idea primigenia del dipinto più che quella formale. Tutto evoca il mondo callasiano mediato dalla tendenza dell'artista a spogliare i protagonisti delle vesti melodrammatiche tipiche del mondo dell'opera lirica e del belcanto come noi comunemente l'immaginiamo. Nel paradiso terrestre in cui abita ancora Giovanni Truncellito, in quell'eden in cui incontra quotidianamente i suoi eroi però oggi si respira un'atmosfera diversa, nuova e antica al contempo, mai banale né ovvia per le implicazioni molteplici che è capace di suscitare. In quell'aria di "follia" divenuta, peraltro, uno dei soggetti della sua ispirazione pittorica fra le opere in mostra, si evidenzia straordinariamente l'intreccio innovativo fra musica, pittura, architettura e sbrigliata fantasia dell'autore. Che questi suoi eroi abbiano cambiato aria si vede subito. Di ciò lo ringrazio con cuore emozionato.


                                        Cesare Nissirio

Cesare Nissirio


Presidente di Athena Parthenos




testi

MARIE CLAIRE NEPI

CARLO FABRIZIO CARLI

CHICCA GUGLIELMI MORONE

ANTONIO MIREDI

GIOVANNI BOLLEA

GABRIELE BORGHINI

CESARE NISSIRIO

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